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L'acqua motore dell'industria: antica risorsa sempre nuova.

La Via della Lana e della Seta e l'archeologia industriale


La nostra Via inizia da Bologna e termina a Prato proprio perché entrambe le città sono state per secoli legate alla produttività, prima artigianale e poi industriale, e alla lavorazione dei tessuti: di seta per Bologna, di lana per Prato.

Ma perché proprio queste due città hanno trovato la fortuna in queste due lavorazioni?

Proprio grazie alla loro ingegnosità nello sfruttare al meglio la forza motrice dell’acqua con un sistema di chiuse e di canali che amplifica al massimo il potere meccanico dello scorrere delle acque.

Già dalla prima tappa, partendo da Bologna, scopriamo i suoi canali e usciamo dai vicoli cittadini attraverso la Chiusa di Casalecchio. Lo sapevate che è la più antica opera di ingegneria idraulica tuttora funzionante in Europa?

Proprio per questo primato nel 2010 la Chiusa ha ottenuto il riconoscimento UNESCO di “Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani”. Ecco alcuni dati sulla monumentale opera idraulica: lo scivolo è lungo m 160 e largo m 35, e il dislivello di m 8,25!

Sospesi tra il fiume e il canale e circondati dal paesaggio del Parco della Chiusa, si percorre un camminamento che fu costruito nel XVI secolo. Ma l’opera risale addirittura al 1200, pensate! sembra incredibile… ma se pensiamo che l’acqua che arriva nelle case dei bolognesi, usa ancora l’acquedotto romano, allora… niente può più sorprenderci! Anche se oggi non la possiamo vedere con la sua copertura in legno originale, in essere fino all’inizio del secolo XX, la chiusa di Casalecchio ci lascia sempre a bocca aperta di fronte all’incredibile ingegnosità dei nostri antenati e con i vostri occhi potrete scoprire l’importanza funzionale ancora attuale della Chiusa.

La sua conservazione e manutenzione è affidata al Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno: una modalità di gestione del bene comune e di diretta compartecipazione che viene da lontano, l’eredità lasciata dall’iniziativa di alcuni alla fine del XVII secolo. Il 29 agosto del 1696, il Senato bolognese autorizzò i rappresentanti dei proprietari di immobili che traevano beneficio dai canali, o dall’acqua da essi trasportata, a far parte dell’amministrazione dell’Assunteria di Imposta. Una bella concezione di bene comune.

Ma come funziona una Chiusa? La Chiusa non è altro che una struttura mista di pali in legno e mattoni posti in modo da realizzare una struttura elastica, a forma di trapezio scaleno. L'altezza maggiore è quella verso monte, l’altezza minore quella verso valle, così da “scaricare” a terra la spinta dell’acqua. A dirlo sembra semplice, ma se pensiamo che è lo stesso sistema costruttivo adottato a Venezia, possiamo capirne la complessità e al tempo stesso l’efficacia.


Lo stesso tipo di meccanismo lo troverete alla fine del cammino, quando arriverete nei pressi di Prato, dove termina la Val di Bisenzio. Ecco che ritroverete la forza delle acque, questa volta convogliata nel Cavalciotto di Santa Lucia, sul fiume Bisenzio.

Il Cavalciotto rappresenta uno dei più importanti esempi di archeologia industriale del territorio pratese, l’opera idraulica che ha fornito a Prato le acque del Bisenzio utilizzate come forza motrice per opifici idraulici, moline e gualchiere e la produzione di quei tessuti che, a cominciare dalla lana, hanno reso famoso nel mondo il distretto tessile della zona. Percorrendo il ponte pedonale in ferro potete attraversare il Bisenzio e portarvi sulla riva destra. Da qui si può godere della vista di tutta l’infrastruttura: con il Casone dei Calloni, le serrature che servivano a regolare il flusso delle acque, e il Gorone, che le trasportava in città dove altre canalette più piccole, le Gore, distribuivano il flusso ai singoli opifici.

Il tema delle energie rinnovabili è oggi di forte attualità: ecco perché molte associazioni si stanno muovendo per riportare alla funzionalità almeno una parte del complesso sistema delle Gore Pratesi con produzione di energia elettrica rinnovabile, ottenuta dalla forza motrice dell’acqua. In fase di recupero è il complesso della Gualchiera di Coiano, acquistata dallo stesso Comune di Prato. Un comune che sta ponendo molta attenzione al suo patrimonio archeologico industriale e che ha sviluppato un progetto specifico per questo tipo di turismo, con tante iniziative ed eventi che si svolgono nei siti industriali.


Se percorrere la Via della Lana e della Seta vi ha stuzzicato l’interesse, non perdete d’occhio il loro programma: https://www.pratoturismo.it/it/cosa/idee-e-ispirazioni/tipo-turismo-industriale-prato/

Potrete scoprire che nei pressi della Via della Lana e della Seta e lungo la Val di Bisenzio ci sono tanti luoghi legati ancora alla storia industriale di quello che era il più famoso distretto tessile d’Europa, che meritano una visita specifica: il museo del tessuto di Prato, negli ambienti dell’ex Cimatoria Campolmi, il Lanificio Lucchesi sede di mostre di arte contemporanea, il Lanificio Calamai che ospita una residenza per studenti con il murale del writer Dem, a Mercatale di Vernio, nell’ex fabbrica Meucci, il Museo delle Macchine Tessili, il MU.MA.T


Turismo, cultura, archeologia industriale, eventi… tutto può contribuire alla tutela e allo sviluppo delle energie rinnovabili. La forza motrice delle acque affascina e ci dà una speranza grazie allo sviluppo di una nuova progettualità che unisce antiche conoscenze a nuove tecnologie.

Passato e presente insieme per un futuro migliore? Perché no, questa Via della Lana e della Seta forse ci insegna proprio questo!


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