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Profili d'oriente: sulla Via si incontra anche il Giappone

In agosto, per tre giorni, Castiglione dei Pepoli ci ha raccontato il Giappone con l’evento Yama He, in giapponese “Alla Montagna” e, tra laboratori e menù a tema, è stata anche l'occasione per noi di chiacchierare ed incontrare, proprio nel cuore dell’Appennino, persone dalle vite affascinanti, come Guendalina che il Giappone lo ha scelto come paese del cuore e come Hitomi, che porta con sé tutta la profonda e raffinata cultura del suo paese di origine.

Durante l'evento Yama He, Guendalina ne è stata l'instancabile regista di attività, laboratori, spettacoli, esibizioni, incontri, cerimonie e un bel mercatino. Hitomi la sua maestra di cerimonia, che ha svelato fascino e segreti della cerimonia del tè e della vestizione del Kimono, un'arte fondata su anni di dura preparazione e lunga esperienza.

Guendalina, è nata qua a Castiglione, ma adesso vive in Giappone con suo marito Takai. Hitomi vive a Firenze da molti anni, ma ogni estate torna a Castiglione. Ed è così che, da una parte all'altra del mondo, vite e storie si intrecciano proprio qui, nel cuore della Via della Lana e della Seta.


Come raccontarvi di tutto questo se non con una personale, emozionante e curiosa intervista doppia a queste due protagoniste?


Dall'Appennino tosco-emiliano al Giappone, la storia di Guendalina.

Quando sei partita per il Giappone?

La prima volta come turista nel 2014


Che cosa ti ha spinta a questo viaggio? Direi essenzialmente la curiosità e il fatto di voler vedere con i miei occhi il Giappone. Studiavo giapponese e spagnolo all'università di lingue e nel 2014 ho avuto l’opportunità di unirmi ad un viaggio organizzato dal mio professore. Mi sono innamorata della città di Kyoto e ho sentito subito che mi sarebbe piaciuto viverci. Una volta tornata in Italia, ho deciso di non proseguire con la magistrale per andare in Giappone. Sono partita con un visto studentesco e ho frequentato una scuola di lingua per 9 mesi a Kyoto


Quando e come hai capito che non sarebbe stato un semplice viaggio a breve termine?

La scuola di lingua doveva essere per 6 mesi, e sono diventati 9.. Poi quando sono tornata per l’estate in Italia avevo già il pensiero di tornare in Giappone di nuovo così ho subito organizzato una nuova partenza da turista ma questa volta per cercare un lavoro, col desiderio di mettere in pratica tutto quello che avevo studiato. Quando ho trovato il lavoro, è stato lì che ho capito che “forse ci sto un pochino adesso, perché devo lavorare…”Ho iniziato a lavorare nel 2017 fino al 2021, ho lavorato prima in un’azienda di Kyoto che aveva degli hotel, poi con un’azienda di Osaka che si occupa di arredi. Sono stata avvantaggiata dal fatto di saper parlare più lingue oltre all’italiano, come inglese, francese e spagnolo


Come sei riuscita a trasformare una passione in lavoro/professione?

Dopo aver lavorato come dipendente ho voluto provare a fare qualcosa di mio.

Mentre ero a Kyoto a studiare ho conosciuto il mio attuale marito, Takaya e quando ho iniziato a lavorare siamo andati a convivere. Come passatempo ho iniziato a raccontare la nostra vita quotidiana sul mio profilo Instagram @lamiakyoto, che negli anni è cresciuto, riuscendoci a metterci in contatto con tante persone appassionate del Giappone.

Soprattutto durante gli anni della pandemia, abbiamo visto che ci sono tante persone interessate al Giappone e allo studio della lingua. L'anno scorso abbiamo dato il via ai nostri corsi e attualmente è l'occupazione principale mia e di Takaya. Oltre ad insegnare giapponese, facciamo incontri e workshop online, tour guidati, organizziamo eventi a tema giapponese.

Alla fine anche per lui è uno stimolo interessante, ha lasciato il lavoro più “severo” nell’azienda giapponese.

Ci permette di organizzare meglio il nostro tempo e i nostri spostamenti Giappone e Italia in maggiore libertà. L’idea è di passare l’estate in Italia, con la mia famiglia qui a Castiglione e continuare ad organizzare eventi a tema giapponese per poi tornare in Giappone nel periodo invernale. Ma non vogliamo anticipare degli “schemi” visto che ne siamo appena usciti, non abbiamo un’organizzazione precisa.


Che cosa ami di più del Giappone e dell'Italia? Del Giappone amo molto che mi è stato molto facile adattarmi. Essendo straniera in quel paese mi sento libera di provare varie cose e sperimentare. Se riesci a starci qualche anno e inserirti un po’ nei giri, poi riesci a costruirti una tua realtà. Poi mi piace molto la cucina giapponese, lo stile di vita che puoi andare a mangiare fuori, guidare, viaggiare in treno. Dell’Italia mi piace la rilassatezza nel senso buono, il fatto che ho qui la famiglia e gli amici di una vita.


Che cosa ti piace di meno del Giappone e dell’Italia? Il Giappone e l’Italia sono molto distanti e quindi è molto difficile stare in entrambi i posti e fare avanti e indietro. Inoltre trovo che non siano troppo paesi per giovani, in entrambi i giovani devono darsi molto da fare e fanno fatica a raggiungere i livelli che hanno avuto quelli della generazione precedente. Che cosa consiglieresti a dei giovani italiani che vogliono andare in Giappone? Essenzialmente di prepararsi bene, su tutti i fronti, per andarci preparati al meglio e portarsi avanti su tutto: informarsi bene su come andare in Giappone, studiare la lingua soprattutto se si vuole andare con un visto studentesco, informarsi sulla loro cultura. Ultimo fondamentale consiglio: di farla come esperienza perché è un’esperienza fantastica!


Dal Giappone all'Appennino tosco-emiliano, la storia di Hitomi.

Quando sei partita dal Giappone? Nel 1996, per venire a Firenze a studiare Interior Design. Ero la più “adulta” tra gli studenti e tutti mi aiutavano, soprattutto con la lingua.


Che cosa ti ha spinta a questo viaggio? Sono sempre stata sempre la figlia un po’ più “ribelle” della famiglia, meno legata alle tradizioni e più attratta dall’Europa. Mi sono sposata tardi a differenza delle mie sorelle e appena ho potuto, già adulta, sono partita da sola per continuare gli studi interrotti. Ho scelto Firenze perché mi dava tranquillità e ho studiato molto per poter terminare gli studi. Non avrei mai immaginato di sposarmi nuovamente con un italiano…. così sono rimasta… per amore.


Quando e come hai capito che non sarebbe stato un semplice viaggio a breve termine? Quando sono venuta a studiare in Italia già sapevo che sarebbe stato un viaggio lungo e infatti dopo il diploma ho lavorato come import-export passando un po’ di tempo in Italia e in Giappone. Ma ho poi deciso di lavorare stabilmente a Firenze e sono entrata in società nella gestione di un bar-ristorante in centro città. Quando ho deciso di interrompere, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, sono tornata alla mia passione per l’arredamento, occupandomi di trovare mobili italiani di pregio da vendere in Giappone, nell’alta società. Un lavoro su pochi pezzi, di alto valore, che adesso però faccio saltuariamente. Trascorro le estati nella nostra casa a Castiglione dei Pepoli e mi dedico a quelli che io definisco i miei hobbies. Mi avete vista all’evento Yama He in questa veste, no?


Sì infatti, all’evento Yama He siamo rimasti tutti affascinati dalla tua Vestizione di Kimono e dalla Cerimonia del tè. Per te che cosa significano queste due attività? Nella nostra generazione, prima di sposarsi, era abitudine imparare la cerimonia del tè e la vestizione del kimono. Adesso forse non è più così, ma anch’io a 19 anni ho fatto questa formazione ma non per molto tempo perché dovevo lavorare.. Dopo tanti anni, qui in Italia, non volevo più dedicarmi a tempo pieno all’attività lavorativa e ho sentito il desiderio di ricominciare la formazione interrotta tanti anni prima. Ho trovato una scuola di cerimonia del tè proprio a Firenze e ancora sto continuando a seguire questi corsi. Il percorso per conseguire il titolo di “maestra” della cerimonia del tè è lungo e difficile e io ancora non mi sento all’altezza, di imparare non si finisce mai. Sono invece Maestra di Vestizione di Kimono. Adesso per me queste due passioni sono hobbies che mi permettono di frequentare una rete che in Italia sta crescendo di donne giapponesi e italiane che si dedicano a queste due attività tradizionali.

Che cosa ami di più del Giappone e dell'Italia? Dell’Italia amo la bellezza che c’è in tutto, i paesaggi, le case, i mobili… tutto! Poi mi piace molto la mentalità aperta che c’è Italia. Qualche volta può essere anche un difetto ma mi piace, un caratteristica opposta ai giapponesi e anch’io mi sento un po’ così.Questa parte degli italiani mi rilassa e mi diverte, anche. Anche se ogni tanto ho bisogno anche un po’ della “rigidità” giapponese. Anche sei io vivo qua da oltre 25 anni sono sempre straniera, appartengo alla comunità italiana ma non sono italiana e questo mi rende un po’ più libera e forse anche più “leggera” nel senso buono, mi permette di non prendere troppo sul serio i difetti né degli uni né degli altri. E non sento nemmeno più la nostalgia per il Giappone, e poi mi basta un volo di 10 ore per andare a trovare la mia famiglia, le mie due sorelle e il fratello. Ma ormai parliamo tantissimo online.


Che cosa ti piace di meno del Giappone e dell’Italia? Io amo tutto del Giappone, anche i difetti, ogni aspetto ha sempre due facce. I giapponesi sono rigidi anche perché la loro è una storia di isola chiusa al resto del mondo e di tradizione agricola feudale. Ancora oggi hanno questa abitudine nel loro DNA, che bisogna ubbidire al capo come si faceva con il grande samurai. Mio padre era il capo della famiglia, molto severo, a tavola gli spettavano le parti migliori, noi figlie eravamo abituate così, per noi era normale. Adesso non è più così e oggi i giovani sono più liberi di scegliere, anche se la crisi li ha resi un po’ riservati.


Che cosa consiglieresti a dei giovani italiani che vogliono andare in Giappone? Ho chiesto a tanti ragazzi italiani perché questa passione per il Giappone e quasi tutti mi hanno risposto “tramite i fumetti”. Va bene così, ogni generazione ha il suo sogno, come noi avevamo “american dream”. Se uno vuole andare per viaggio turistico, invito a vedere tutto il Giappone, non solo Tokyo e Kyoto. Se vogliono partire per studiare allora non hanno biogno dei miei consigli, sono aperti, no? parlano con tutti e subito il loro mondo si apre! basta che non stiano sempre con gli italiani. Un ultimo personale consiglio: che imparino la lingua bella! non si devono imparare le parolacce!! in Giappone sono molto più “pesanti”.


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